A FOGNANO seconda pagina
INDICE:
-E folesta
-Il soprannome
-Vecchi modi di dire
-Superstizioni, assurdità
-L' apocalisse-(l'alluvione)
-Gli Angeli del Fango
-La cassa rurale di depositi e prestiti
"E folesta"
Tradotto liberamente dal dialetto, il "favolista", prima e subito dopo la seconda guerra mondiale, era molto noto nella campagna, soprattutto nella bassa Romagna.Nelle sere invernali,dietro accordo,si recava nella stalla di una fattoria dove si radunavano altri contadini dei dintorni. Al caldo umido delle "bestie", alla luce di lanterne a petrolio, ascoltavano tutti il folesta narrare favole e fiabe che li immergevano in un'atmosfera molto diversa dalla solita quotidianità.
Nella nostra campagna collinare non mi risulta che esistesse questa forma di evasione, però mi risulta che a Fognano paese c'è stato un folesta. Gli ascoltatori, "i casent", gli abitanti delle case, si radunavano in un cortile prestabilito per ascoltare le fiabe più classiche narrate da Beppino, soprannominato" Mezanot".Era una figura di uomo semplice, educato, gentile che vestiva volentieri l'abito del narratore. Nei momenti più salienti della narrazione il suo sguardo si volgeva verso l'alto come a inseguire le parole che uscivano rallentate e in tono profondo dalla sua bocca in un italiano un po' zoppicante, ma colorito ed efficace che soddisfaceva un pubblico di scarse pretese.
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IL Soprannome
Non so perché lo avessero soprannominato Mezanot, non è sempre facile sapere o intuire la causa del soprannome a meno che non indichi una caratteristica fisica o un atteggiamento, per esempio:
e Macè, Bombatta,Scranô,Magrô, Stifilê, Balèna, Patatê, Paciarlô, e Morê, Ghelinê, Bigolê, Pesciolino Bianco, Buratlô, e Verginèl
Spesso il riconoscimento della persona non era un vero e proprio soprannome, ma era legato al luogo di provenienza, di lavoro o trasmesso dalla famiglia:Minghì ed Bicoca, Gianì dla Busa, Bepino dla Rampè, Minghì de stalatic, Sarafot
Il soprannome era talmente diffuso e usato, che la persona era conosciuta solo attraverso di esso . Talvolta passava anche alla moglie, così che la moglie de Frê era la Freta, la moglie di Sarafot era la Sarafota
Altri soprannomi:
Sporbiô, Pistrel, Tapino, e Prot, Cagnara, Gelati, e Merle, Zuffi, Diamine, Minola, Ricamatrice, Mambruc, Gilera, Biciclatta,Sabê,e Somarô, e Sdaz, Lugherê,Pino ed Risê, Spachì, Buzérr, e Bersaglier, Piroli,Marèla,
Anche alcune donne portavano un soprannome. Ne scrivo alcuni: la Timirlena, la Picepacia, la Gagiatta, la Maria del Bess, la Belva, la Levre.
Vecchi modi di dire, proverbi
Ce n'erano tanti nel dialetto quotidiano, sbrigativi ma efficaci. Li ho cercati nella mia memoria, ma la maggior parte sono rimasti in quel tempo lontano.
L'è long come la massa cantèda- E' lungo come la messa cantata.
L'è ona padèla- E' una padella- oppure L'è ona sportla-E' una sporta Riferito a una persona di sesso femminile. Forse designandola come una bocca larga, intendendo che parlava troppo lasciandosi sfuggire le confidenze avute, disperdendole in giro.
L'aqua l'an è mai andeda in so- L' acqua non è mai andata in su : una cosa o un avvenimento impossibile.
Di una donna acida: L'è erebìda come l'ai- E' arrabbiata come l'aglio.
Di un uomo molto ubriaco: L'à ciapé ona scemmia!- Ha preso una sbornia!
Di chi, uomo o donna, era sfortunato: L'arà fat la pessa te batesme- Avrà fatto la pipì nel battesimo.
Di chi invece era molto fortunato:L'è ned con la chemisa dla Madôna- E' nato con la camicia della Madonna, cioè è nato con sul retro un rettangolo di stoffa bianca molto leggera come garza.Qualcuno diceva di averla addirittura vista.
Del rumore del tuono: L'è e gevle ch'o scaroza la su dòna. E' il diavolo che porta in carrozza la sua donna.
Di chi era stato offeso e sgridato duramente: I j' a magné la faza.- Gli hanno mangiato la faccia-O anche: I l'à scorbacé- L'hanno strapazzato
Di chi aveva una grafia incerta e di difficile lettura: O scriv come ona galèna
Consolatorio: Brot in faza, bel in piaza- Brutto alla nascita, ma bello in piazza, cioè da grande
Di chi camminava tenendo i piedi divaricati: O chemena com ona zacla- Cammina come un'anatra
A chi aveva la faccia giallognola, indelicato però mascherato furbescamente tra le parole:
A s' evdé za lôn a Marè - Ci vediamo Lunedì a Marradi. Sembrava alludere al piacere di un nuovo
incontro.Infatti ogni lunedì a Marradi si svolgeva un mercato molto frequentato, ma "za-lon"
significa anche giallo, " giallone".perciò: Ci vediamo giallone a Marradi
Dov ch'os mogna os ragogna- Dove si mangia, cioè in famiglia, è normale che si bisticci.
Chi va a Sant'Ona o perd e post e la scrôna-Chi va a Sant' Anna perde il posto e la scranna, (la sedia)
Del cibo si diceva: Pasè e gargoz l'è totta merda e loz- Passata la gola è tutta merda e sudiciume.
Di qualcuno dalla faccia tosta: La j à (se donna) o l'à ona faza ( se uomo) co si macarab i pignol Ha una faccia che
vi si ammaccherebbero i pinoli (tanto è dura)
Quando succedeva che avevi un'idea improvvisa o trovavi una soluzione a un problema : O m'à cantè e grell in bisaca.-
Mi ha cantato il grillo in tasca
Superstizioni, assurdità
Portava sfortuna :
*a tavola voltare la pagnotta col fondo in su o rovesciare la saliera
*appoggiare sul letto l'ombrello, o una croce per abiti.Gli appendini erano di legno e sembravano veramente delle croci.
*passare sotto una scala a pioli appoggiata al muro.
*veder passare un carro di fieno
*camminare all'indietro. Caminé nez dré: Si insegnava la strada al diavolo
*sentir cantare la civetta . C'è un aneddoto vero. Rufell, il nostro falegname, dorme quando la moglie lo scuote
e lo sveglia allarmata:-Rufell, Rufell o cônta la zvatta! (Canta la civetta!) e Rufell, seccato di essere stato svegliato:"Csa
vot cla sona l'organé?" ( Vuoi che suoni l'organetto?).
*Il primo giorno dell'anno le ragazze lanciavano una scarpa giù dalla scala: se la scarpa
cadeva con la punta in avanti, si sarebbero sposate entro l'anno
*Succedeva spesso che comparissero porri specialmente sulle dita di mani e piedi. Il rimedio:
occorreva contarli, mettere altrettanti sassolini in un cartoccio e lasciarlo cadere sulla strada.
Se qualcuno avesse raccolto il cartoccio, i porri si sarebbero trasferiti a lui.


All'improvviso l'APOCALISSE
Da Brisighella
·
19/5/2023 - Settimana N. 20 (dal 15 al 21 Maggio)
GLI ANGELI DEL FANGO A FOGNANO
Faenza in ginocchio insieme a tutti i paesi della pianura e della collina. Nel Comune di Brisighella innumerevoli frane hanno stravolto la vita di tante persone, tante famiglie isolate senza acqua, senza viveri, chi senza energia elettrica. Da Auronzo di Cadore, Fossalta, Caomaggiore, San Bonifacio, Sarcedo, paesi veneti, provengono i cosiddetti “angeli” del fango, dell’acqua. Già operativi a Faenza, ora puliscono il fango trascinato da una frana e le cantine allagate del Convento dove alloggiano e dove Suor Marisa, le altre consorelle e i tanti volontari, danno assistenza ai molti sfollati evacuati. A ogni tavolo c’è una storia diversa, c’è chi ha perso tutto, chi molto, chi ha avuto danni limitati. Fortunatamente nel nostro paese non ci sono state vittime, ma per il territorio questo è come un terremoto: in collina strade interrotte da innumerevoli frane e dove il rischio è tuttora elevato per le fenditure rilevate dagli elicotteri. Dopo una giornata di sole il cielo si è di nuovo rannuvolato e ora piove risollevando apprensione tra la popolazione. Per ristabilire il territorio servirà dunque un lavoro immane. Ci sono tantissime strade da ripristinare, c’è da aiutare finanziariamente imprese e cittadini colpiti, e poi ripartire con le attività, ricostruire case, ripiantare alberi, ripristinare il territorio e le infrastutture, mettere in sicurezza i fiumi e gli altri corsi d'acqua... Ci vorrà tempo, tanto tempo ma vedere tanti giovani aiutare, riposarsi dopo una giornata a spalare fango, fornai che fanno il pane di pomeriggio per aiutare il paese, fa capire che c'è ancora speranza e ci si può rialzare, con l’aiuto di tutti quanti.
Grazie di cuore agli angeli del fango, ai volontari, alla Protezione Civile, a tutti quelli che si sono messi al servizio della comunità.
La CASSA RURALE DI DEPOSITI e PRESTITI
di San Pietro Apostolo in Fognano
Il 5 maggio del 1907 fu fondata da don Silvestro Mondini . La prima sede fu la canonica arcipretale.
Nel 1911 acquistò il palazzo di Silvestro Lega in Piazza Garibaldi a Fognano
. Nello stesso anno dal segretario Mondini passò nelle mani di don Antonio Cantagalli detto Bizighé,
cugino dell'Arciprete don Battista Cantagalli, che le diede grande sviluppo.
I soci passarono da 47 a 362 e da un portafoglio di 8 mila lire a 300 mila lire con un movimento di cassa di tre milioni nel 1921
.La sua sala fu prestata al Cinematografo del ricreatorio, alle cene e alle adunanze del circolo cattolico Questa sala fu il centro di propaganda per il partito popolare italiano, per la cooperativa cattolica che vi fu fondata nel 1920. Nel 1912 i soci della cassa rurale acquistarono 10 torce con le quali intervenivano in tutte le processioni e nelle solenni funzioni religiose. Nel 1919 offrì 500 lire per i restauri della chiesa arcipretale e l'anno seguente altre 500 lire per i restauri nella chiesa del Suffragio. Regalò al Circolo un concerto spendendo altre 500 lire.Don Bizighé era severo ma molto generoso. Riceveva i soldi degli emigrati e faceva prestiti che molti non restituirono. In tutte le collette di pubblica beneficenza e per gli infermi fognanesi fece sempre elargizioni molto cospicue.
Nel 1921 divenne la seconda per importanza fra tutte la Casse Rurali (55) della Romagna.Era socio anche l'Arciprete locale. Aveva soci, oltre che nel paese, in 24 parrocchie dei dintorni e prese tale sviluppo da competere colle Agenzie della Banca di Credito Romagnolo con ammirazione e invidia dei suoi avversari che chiesero prestiti e fu a capo di tutte manifestazioni cattoliche di Fognano. Contava 140 possidenti e tutte le notabilità fognanesi "purché facessero Pasqua e fossero cristiani". Aiutò la buona stampa essendo abbonato al giornale quotidiano, a vari settimanali e a riviste illustrate. Fu a capo di tutte le manifestazioni cattoliche di Fognano. Nelle elezioni politiche o amministrative aiutò i candidati politici
.Nel 1920 festeggiò il suo 15°anno di insediamento. Poi la Cassa Rurale si avviò verso il suo declino giungendo al suo fallimento
Nel 1927 nello stesso palazzo fu aperta una filiale della Cassa di Risparmio di Ravenna.
Brisighella- sett.1928 -Tip. Valgimigli