INDICE dei Racconti-
Viaggio in Uzbekistan / Un fatto di cronaca/ Rose Cottage/ I Funghi/ Due sogni / Fantasmi / Viaggio in Georgia e Armenia / I Piatti della Nonna/ Elsa era una persona speciale
DAPHNE HALL , amica inglese, mi racconta il suo meraviglioso viaggio in Uzbekistan
Mi piacerebbe parlarti un po’ del mio viaggio in Uzbekistan. Ero in un piccolo gruppo organizzato di persone singole e avevamo una guida splendida. Siamo volati direttamente a Tashkent dove, con un sole splendente e una temperatura di circa -1, abbiamo avuto la nostra prima visione delle cupole turchesi delle moschee e del blu più scuro delle piastrelle a motivi geometrici delle pareti. La mattina dopo siamo volati a Khiva dall'altra parte del paese, una città circondata dalle sue mura spesse e antiche, famosa per l'intaglio, dove fanno taglienti coltelli e c’è l'allevamento di cammelli. Secondo il mito, sarebbe stato Sem, figlio di Noè, a fondare la città.
Successivamente abbiamo attraversato il Deserto Rosso fino a Bukhara, dove abbiamo potuto assistere alla tessitura dei famosi tappeti di seta, e poi a Samarcanda. Sin da quando ero molto giovane, avevo sognato di prendere "la strada dorata per Samarcanda" e non ne sono rimasta delusa. Gli edifici del Grande Tamerlano sono meravigliosamente conservati. Le sue conquiste, fra distruzioni e stragi immani, crearono la figura, penetrata poi in Occidente, di Tamerlano superbo e sanguinario tiranno, quasi incarnazione di sfrenata barbarie; in realtà questo guerriero implacabile fu anche protettore di poeti e artisti. Siamo rimasti profondamente colpiti dall’ intelligenza di quei famosi studiosi, uno dei quali è stato in grado nel 13 ° secolo di stabilire con l'osservazione che la terra era una sfera. Mi ha fatto pensare più in particolare ai Tre Saggi o Re Magi.
Abbiamo completato il nostro viaggio tornando a Tashkent con un treno ad alta velocità.
I nostri hotel erano tutti confortevoli, di tipo internazionale. Abbiamo consumato tutti i nostri pasti in tipici ristoranti uzbeki: molte verdure e insalate con interessanti salse piccanti, manzo o agnello e un sacco di pasta, riso e pancake con tè verde per finire. Ci hanno spiegato che, liberati di recente dalla dominazione sovietica, vogliono reintegrare tutte le vecchie tradizioni che erano state vietate e i giovani sono desiderosi di pregare nelle moschee. Tuttavia, l'uso del burka è proibito e le donne scelgono liberamente se vogliono indossare il velo. Sono determinati a mantenere il governo libero dal dominio religioso e cristiani ed ebrei hanno libertà di culto senza interferenze.
C'è grande abbondanza di gas naturale per fornire energia e portare denaro, quindi c'è molto sviluppo e anche molto restauro.
Tuttavia i mercati ti riportano ai tempi antichi con tutte le spezie che puoi immaginare e noci e frutta secca.
Come puoi capire, sono rimasta assolutamente entusiasta del mio viaggio. È stata un’esperienza indimenticabile.
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Aforismi
-Ogni viaggio lo vivi tre volte: quando lo sogni, quando lo vivi e quando lo ricordi
(Anonimo)
-L'unico vero viaggio vero la scoperta non consiste nel vedere nuovi luoghi, ma nell'avere nuovi occhi.
(Marcel Proust)
-The traveller buys knowledge that no books can give. ( sent by Marguerite)
N.B. Per leggere le didascalie sotto le foto dell'Uzbekistan che seguono, toccare ogni foto col tasto destro del mouse
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Un fatto di cronaca di ADA CIANI
Giuseppe Berto nel suo libro lo chiama Il Male oscuro. È la ricerca di dare un significato a quella sofferenza che distrugge la voglia di vivere e che porta al suicidio come spesso leggiamo nelle cronache
“Ma ogni sera
guarderai il cielo
e la prima stella non ti basterà
alza gli occhi padre mio
la mia casa è più in alto”.
Questa poesia fu trovata in tasca a Sergio L. quando il suo corpo fu ripescato nel fiume dove aveva annegato la sua sete inestinguibile di fiducia nella vita, che il mondo non aveva compreso e non aveva saputo placare. Ragazzo poco più che ventenne, impiego di ragioniere, cordiale, disponibile, sempre pronto, con semplicità tutta romagnola, a “dare una mano” a chiunque avesse bisogno. Confidava ai mille foglietti, sui quali sempre più spesso li riversava, i pensieri e i sentimenti più nascosti.
“Intrecciamo numeri sterili
battaglie col niente
e fuori c’è il sole”.
“Sempre qui chiuso
Tra carte senz’anima
Tra noia e abbandono”.
Agli occhi di chi lo conosceva Sergio appariva soddisfatto e appagato. Né i genitori che lo adoravano, né la sua ragazza che lo amava, né gli amici che si stringevano attorno a lui, sospettarono mai la disperata solitudine che lo tormentava, l’angoscioso e inconfessato bisogno di aiuto contro la noia insidiosa e profonda che lo soffocava.
Unici confidenti, i soli che ricevevano gli sfoghi dolorosi, le intime confessioni del suo animo travagliato, furono sempre ed esclusivamente quei foglietti sgualciti che gli riempivano le tasche. La sua sofferenza urlava nei versi che fluivano direttamente dalla radice del suo male: una malinconia profonda, una sfiducia totale nella vita.
Amava Leopardi,Tagore, John Keats. Di Leopardi sorbiva la malinconia, ma non riuscì mai a cogliere il meraviglioso canto alla vita, in ogni sua forma, di Tagore.
In un triste mattino di novembre del ’79 il suo corpo fu trovato davvero in fondo al fiume. Era un mattino come gli altri, non lontano da Massalombarda, nella Romagna bassa dalle grigie nebbie autunnali. La sera prima aveva riaccompagnato a casa un giovane amico poliomielitico e il suo saluto era stato quello di sempre. Poi la sua macchina, invece di prendere la via di casa dove già dormivano tranquilli i genitori, lo portò fin sul ponte del fiume e rimase lì deserta ad indicare , quando il giorno tornò, il punto dal quale Sergio aveva accolto l’invito ingannevole della sirena che gli prometteva quella pace dell’animo che nella vita non era riuscito a trovare.
Foglietti sgualciti nelle sue tasche, sparsi sui sedili della macchina, parlavano ancora una volta per lui, gridavano ancora una volta quella disperata impotenza di accettare la vita, quel bisogno di comprensione che nessuno gli aveva offerto perché a nessuno si era mai rivolto completamente.
“Nessuno forse ascolterà
quel giorno
il corpo mio nel fiume
qualcuno sussurrerà:
era un poeta
senza sapere che cos’è un poeta.”
Il mio pensiero ripercorre a ritroso gli anni e va alla mai dimenticata Diana che si trovò fragile e impaurita davanti a una vita che le negava ciò che a lei sembrava vitale e imprescindibile e alla quale, il 30 dicembre 1991, si rifiutò di continuare la sua appartenenza. ( nota di Carla C.)
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Aforismi
*Il suicidio è l’estremo tentativo di migliorare la propria vita.
(Michelangelo)
*Il suicidio è una cosa che non ha né diritti né doveri. Di fronte a esso ci sono soltanto due sentimenti: di pietà, di enorme pietà, per lo stato di disperazione che ha condotto la vittima al suicidio. E di rispetto. Di altrettanto rispetto per il coraggio che ha chi resta vittima di questa cosa.
(Indro Montanelli)
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ROSE COTTAGE
di JULIAN FLOORCASTLES
Chiunque avesse incontrato Lady Elizabeth ne sarebbe rimasto affascinato. Non aveva quella bellezza appariscente che colpisce, ma la sua grazia e la sua eleganza non passavano inosservate. Nonostante appartenesse ad un antico casato, da anni ormai si era ritirata al Rose Cottage conducendo una vita appartata e ben lontana dai clamori Londinesi. L'esile figura si aggirava per il giardino popolato di rose dai colori e dai profumi inebrianti, e lei non era meno delicata di quelle rose.
Sul suo volto però c'era quell'espressione tipica delle persone insoddisfatte..di chi era stata alla finestra ad ammirare gli altri che vivevano...mentre lei aveva sempre soffocato le emozioni e i desideri.
Il Rose Cottage era uno splendido edificio Vittoriano immerso tra alti alberi dai rami frondosi. Alla destra dell'edificio, una larga strada di campagna conduceva al Manicomio, un bellissimo e maestoso castello in stile neo-gotico diretto da una misteriosa figura di donna, sulla quale la popolazione del villaggio aveva lungamente vagheggiato. Nessuno aveva mai avuto l'opportunità di incontrarla faccia a faccia, ma su di lei era stato detto di tutto. Anche Lady Elizabeth non era rimasta immune al fascino della misteriosa Direttrice. Spesso aveva visto la sua nera carrozza percorrere la strada a tutta velocità, mentre il suono della frusta e dei nitriti attraversavano la vallata. Sempre vestita di nero e con il volto coperto da una pesante veletta attraversava il villaggio trasmettendo timore e disagio nelle persone che la incontravano. Per Lady Elizabeth era una sorta di mito. Una donna forte, sicura di sè....insomma, quello che lei non era mai riuscita ad essere.
Aveva cercato in mille modi di incontrarla ma senza mai riuscirci, e il manicomio era praticamente impenetrabile...l'unico modo per poter avvicinare la Direttrice era essere internate...ma come?
Questo era ormai diventato il suo chiodo fisso, ed ogni giorno pensava e ripensava cosa avrebbe potuto fare di così grave da esser internata...anche solo per un breve periodo. Sul manicomio al villaggio dicevano cose spaventose, ma lei non aveva paura...era convinta che in quel luogo avrebbe provato delle emozioni forti, quelle emozioni che mai avevano attraversato la sua vita.
Anche quella mattina, come tutte le altre, aveva fatto la sua solita passeggiata sulla scogliera a strapiombo sul mare. Amava restarsene lassù in cima, ed ammirare il mare in burrasca schiaffeggiare quelle irte scogliere. Il canto dei gabbiani, la forza del mare, l'emozione di starsene sul bordo di uno strapiombo, erano tutte cose che la facevano sentire viva! Ma al ritorno dalla passeggiata, quel giorno accadde qualcosa di diverso. Una missiva usciva in parte dalla buca delle lettere.
Allora qualcuno si ricordava ancora che lei esisteva?!... Questa novità improvvisa la emozionò fino alle lacrime, anche se quando lesse il mittente ogni gioia scomparve dai suoi occhi e un sottile dolore scalfì il suo cuore. La cugina Clara!!....
Clara non brillava certo per simpatia, e da quando aveva sposato il Visconte di Dursey la sua alterigia era diventata quasi insopportabile.
Arrivò carica di bagagli. Si sarebbe fermata al Rose Cottage solo pochi giorni per poi partire per Londra dove sarebbe stata una delle vere protagoniste della " London Season". La cugina parlava parlava e criticava criticava...Lady Elizabeth era veramente esasperata! Toccò il fondo quando Lady Clara spostando un cuscino del divano, trovò un gomitolo di lana e dei ferri da maglia. Afferrò i ferri e li scagliò sul pavimento vomitandole addosso tutto il suo disprezzo, deridendo i suoi passatempi da vecchia zitella. Elizabeth era distrutta, umiliata, e i suoi occhi grondavano lacrime...si affrettò a raccogliere i ferri da maglia, e mentre stava per riporli un pensiero improvviso e terribile attraversò la sua mente....
Il divano si trovava al centro dell'ampio salone e la cugina Clara vi era comodamente seduta voltandole le spalle, trascorse tutto il tempo a dire infamità su Elizabeth fino a quando....
I ferri della nonna erano bellissimi! In ottone, finemente cesellati nella sommità, il caldo colore dell'ottone contrastava con il bianco candore della pelle di Clara. Un rapido gesto! ...Il ferro entrò nel collo da dietro con una certa facilità, incontrò l'ostacolo delle ossa del collo, ma con un rapido gesto e la forza data dall'odio fuoriuscì dalla parte anteriore. Il biondo chignon divenne rosso Tiziano. Lady Elizabeth si sedette sul divano di fronte, prese la tazza di The dal piccolo tavolino da pasticcini e iniziò a berlo in tutta tranquillità.
Ma dai cugina Clara!..Non sai che non è fine parlare con un ferro piantato nel collo? Mi meraviglio di te!..Cosa dici?..Non ti capisco!..Vedrai! Morirai in fretta, soffocata dal tuo stesso sangue...che è meno blu di quanto tu dicevi!..Ah!..Ah! ...E piantala!..Vuoi essere sempre al centro dell'attenzione!..Lasciami bere il mio the..
Nella stanza ormai regnava il silenzio, interrotto solo dalla pendola in stile georgiano che rintoccò le 18. Un suono di tacchetti femminili arrivò dalla porta, il tintinnio di un mazzo di chiavi...un grido! Era arrivata la cameriera per preparare la tavola per la cena, ma quella sera nessuno avrebbe cenato. Quando fu arrestata Lady Elizabeth non si ribellò, quello che era accaduto era talmente evidente che non ci fu bisogno nemmeno di un lungo interrogatorio. Il rumore della folla fuori dal cottage venne interrotto bruscamente dal fragore di una carrozza impazzita. Sul volto di Elizabeth si era acceso un sorriso....eccola! La Direttrice!
Quando la signora di Madhouse Gates propose di rinchiudere Elizabeth in manicomio, in attesa del processo e della condanna, la polizia locale non ebbe nulla da ridire. Elizabeth mise il piede sul predellino della carrozza e guardò il rose cottage per l'ultima volta, mentre la folla inferocita la copriva di infamanti parole. La Direttrice tirò fuori un astuccio in mogano...al suo interno 30 ferri da maglia scintillanti. Sei stata brava le disse, questo è un regalo per te. Vedrai che al manicomio potrai usare questi ferri come vorrai...potrai sentirti viva ancora, come hai fatto oggi. La carrozza sparì in una nuvola di polvere, mentre Elizabeth spiando dal piccolo oblò posto nel retro della carrozza, guardava la folla allontanarsi....sorrise!! Nuove emozioni l'aspettavano...
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AFORISMI
*L'invidia è l'ulcera dell'anima.
(Socrate)
*Posso misurare il moto dei corpi, ma non l'umana follia.
(Isaac Newton)
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I funghi di Giovanni Ponti
Denominazione di organismi accomunati da alcune caratteristiche morfologiche, tra cui la mancanza di clorofilla. Inquadrati in modo controverso, un tempo erano inclusi nel regno vegetale, sono ritenuti formare un regno a sé stante con caratteristiche intermedie tra il regno vegetale e quello animale. Saprofiti o parassiti a seconda che vivano su sostanze morte o su organismi viventi. Complicata la loro riproduzione, a seconda dell’ordine di appartenenza, può essere per via vegetativa o per via sessuale. I funghi sono importanti, sempre secondo la loro specie, per la capacità di demolire i detriti organici restituendo al terreno sostanze minerali; tartufi e porcini hanno un ruolo chiave nello sviluppo di alberi forestali, altri per le fermentazioni del vino, del pane e della birra, altri per estrarre sostanze per antibiotici come la penicillina. Poi ci sono quelli che noi cerchiamo per piatti succulenti e ineguagliabili. Complicato e meraviglioso il mondo dei funghi! C‘è chi li considera uno scherzo della natura e chi li ritiene una rifinitura e un ricamo nel sottobosco; i funghi comprendono entrambe le conclusioni. Sono “folletti” che da un giorno all’altro compaiono e che nascono di solito in luoghi loro preferiti e altrettanto velocemente scompaiono, ma sono anche una rifinitura straordinaria e ineguagliabile del bosco con i loro colori e le loro forme stravaganti. Un’altra grande bellezza che il creato ci riserva e che possiamo ammirare intorno a noi e , come tutte le cose belle, merita rispetto. E sono tanti e sanno anche ingannare. Deliziosi e subdoli attirano col loro profumo e le forme eleganti ma riescono anche a colpire seriamente chi ne sottovaluta il pericolo che contengono così ben mascherato.
A Marradi, prima sagra del marrone, all’ingresso del teatro Animosi, sono ben visibili due grandi manifesti: il primo della Associazione Micologica Bresadola (nazionale) e il secondo Gruppo micologico forlivese “Antonio Cicognani” ,via Roma 18 ,con annotazione che tutti i lunedì, dalle ore 21, la sede forlivese è aperta a tutti per consulenze micologiche. Una mostra davvero unica, ben fornita e molto interessante, soprattutto per coloro che vivono a ridosso delle nostre belle colline, immersi nell’habitat di tante qualità di funghi che alla mostra potevano essere ammirati, schedati per conoscerne le qualità. Abbiamo potuto vedere i nostri “folletti” fuori dal loro ambiente naturale e osservarli da vicino. Le loro caratteristiche erano chiaramente spiegate dai curatori della mostra che a richiesta davano spiegazioni con la chiarezza di chi oltre la competenza ha anche la passione per cose così belle e con nomi cosi complicati. E pensare che gli uomini hanno anche saputo fare paragoni definendo col nome fungo la parte superiore della rotaia o la forma della nube maledetta dell’esplosione atomica.
Una cosa rimane certa: il nostro fungo può essere un caro e succulento amico, ma anche trasformarsi in un nemico mortale; meglio non fidarsi di conoscenze vaghe, per raccogliere un fungo ci vuole la certezza della qualità. I “folletti” che non si conoscono guardiamoli e lasciamoli indisturbati ad abbellire un mondo che è anche nostro.
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Aforismi
**In tema di funghi selvatici, è facile capire chi è esperto e chi non lo è: l’esperto è quello che è ancora vivo.
(Donal Henahan)
**I funghi sono come gli uomini: spesso i più belli sono i più pericolosi.
(Anonimo)
**In autunno piove spesso. Per questo i funghi nascono a forma di ombrello.
(Guido Clericetti)
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Quando i sogni sono così strani ed enigmatici che ci lasciano sbigottiti e pieni di domande...
DUE SOGNI di F.B.
1° sogno - Ero immerso nel sonno quando all’improvviso ho avvertito come un cedimento, qualcosa di irrimediabile all’interno del mio corpo, qualcosa dalle funeste conseguenze. Capivo che l’ultimo istante della mia vita era arrivato. Sentivo di essere chiamato alla resa dei conti: una certezza che mi opprimeva. Coscienza e sensibilità stavano svanendo. Una sola certezza, con prepotenza, ha occupato e paralizzato la mente: mi aspettava l’immediato incontro col Signore per l’inevitabile rendiconto del mio passato.
Confuso e smarrito, sapevo di non avere più tempo per implorare la misericordia divina. Con grande sforzo fisico, dalla mia gola contratta è uscita una sola parola, un grido forte e prolungato, un’invocazione lancinante che si è spenta lentamente nell’etere: Signore!
Avvertivo il corpo quasi spento e la coscienza sempre più debole. Incombeva l’approssimarsi dell’attimo estremo, aspettavo l’inevitabile distacco dell’anima dal corpo, ormai sulla soglia della porta dell’eternità.
Assorbito, trascinato all’interno di un tunnel a senso unico, lungo, scuro, leggermente schiarito all’estremità da una lontana fonte luminosa, provavo sensazione di freddo e il tormento della solitudine. Mi sentivo un essere insignificante, definitivamente separato da tutto e da tutti, assolutamente solo in quel luogo e in quello spazio come mai fossero esistiti affetti, famiglia, amicizie: legami umani implorati ma completamente cancellati, come mai esistiti. Ero solo.
Sottratto al mondo degli uomini che vedevo piccolo e rotondo velocemente sparire lontanissimo nelle profondità dello spazio infinito, volavo all’interno del tunnel sotto il fardello e l’ineluttabilità di “quel che è fatto è fatto e a nulla più si rimedia”, nell’angosciante consapevolezza di non avere nulla di positivo da collocare sulla bilancia dei meriti.
Annichilito, mi avvicinavo sempre più all’appuntamento temuto, appena trattenuto da un esilissimo filo di vita non completamente reciso. Non so dire quanto tempo sia trascorso in quello stato e in quel luogo.
Mentre continuavo a rotolare velocemente nell’oscurità della galleria verso un’imprecisabile e temuta meta, ho avvertito un tiepido alito vitale, un rianimarsi delle membra già vuote e flaccide. Dall’insensibilità al formicolio, dal movimento a un senso di vigoria, la ripresa della vita mi ha riportato lentamente alla concretezza di retaggi umani e familiari . E al risveglio.
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2° sogno – La giornata era luminosa e chiara. Mentre stavo camminando ai margini di una nota piazza gremita di gente vestita a festa, ho notato in lontananza un crocchio di uomini che discorrevano tra loro avvolti in lunghe vesti bianche. Al centro emergeva una figura dall’aspetto autorevole, giovane nei lineamenti, dallo sguardo sereno e penetrante, più luminoso dei suoi amici. Da molto lontano seguiva me con lo sguardo, che svicolavo da una persona all’altra. Anch’io lo sogguardavo a tratti, mostrando un’indifferenza intenzionale.
Un subitaneo turbamento mi ha suggerito di sottrarmi velocemente alla sua attenzione.
Mentre camminavo con un passo sempre meno deciso, colpito dalla straordinaria autorevolezza di quella figura, ho avvertito il bisogno di salutarlo, per quanto distante fosse, con un cenno del capo e un abbozzo di riverenza, per poi proseguire oltre.
Quell’uomo, ora leggermente scostato dai suoi amici per meglio seguirmi con lo sguardo, il capo alto al di sopra della la folla, non voleva perdermi di vista. Anzi, voleva attrarre la mia attenzione. Sembrava mi conoscesse.
Imbarazzato dall’infantile tentativo di sottrarmi a tanta attenzione, ho dovuto ammettere che quella persona meritava un saluto più caloroso e un atteggiamento più riguardoso.
Rallentato il passo, mi sono avvicinato a lui a capo chino, con esitazione, tormentato da ansia, vergogna e un profondo senso di indegnità. Avrei voluto nascondermi dietro qualcosa o addirittura sparire.
“Ora che non posso più evitarlo e mi trovo quasi al suo cospetto” – rimuginavo mentalmente – “devo anticiparlo, prima che egli parli, per aprirgli subito il mio cuore e chiedergli perdono delle mie miserie che avvertivo umilianti e tormentose.
Ma ciò non accadde. La sua presenza mi aveva ammutolito.
Niente ci separava più. Quasi sfioravo la sua veste luminosa.
Timoroso sotto lo sguardo sempre fisso su di me come se nessun altro esistesse, ho lentamente alzato lo sguardo trepidante. A fatica cercavo di aprire la bocca per tentare impossibili giustificazioni ma l’uomo splendente di candore, mi ha dolcemente preceduto e sorridendo mi ha sussurrato: ”So già tutto”.
Mi conosceva da sempre e… mi sorrideva!
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AFORISMI
-Gli uomini in stato di veglia hanno un solo mondo che è loro comune. Nel sonno, ognuno ritorna a un suo proprio mondo particolare.
(Eraclito)
-Siamo fatti anche noi della materia di cui sono fatti i sogni; e nello spazio e nel tempo d’un sogno è racchiusa la nostra breve vita.
(William Shakespeare)
- I sogni sono illustrazioni dal libro che la tua anima sta scrivendo su di te.
(Alan Drew)
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Fantasmi di Peter Jenner, amico australiano
Esistono i fantasmi?
I fantasmi sono in qualche modo reali?
Fanno parte del Piano Divino?
La mia opinione personale è che esistono in qualche forma, forse come apparizioni o spiriti.
Sono un credente anche se non ne ho mai visto o vissuto uno, tuttavia un mio stretto parente afferma di aver sperimentato la presenza di un fantasma. Per lui è stata un'esperienza terrificante.
La mia credenza nei fantasmi deriva dalla semplice verità che abbiamo diverse parole che li descrivono.
Se in effetti non ci fossero, nessuno avrebbe riferito di averne visto uno. Quindi non ci sarebbe motivo di dare loro un nome, poiché non ci sarebbe niente da nominare. Immagina questo:
Guarda fuori dalla finestra e dimmi cosa non vedi!
Se non riesci a vedere un oggetto, non puoi nominarlo.
Potrebbe esserci qualcosa presente, ma finché non lo scopri, non puoi nominarlo.
Ma i fantasmi! Ci sono stati milioni di avvistamenti! Forse tutti hanno immaginato, o visto, comunque sono stati dati i nomi. Dilemma: Non sono niente perciò non possono essere nominati, sono qualcosa e sono nominati.
Quindi la mia teoria è che i fantasmi hanno un nome, quindi credo che esistano in qualche modo. Quello che non credo è che essi siano una specie di messaggeri del prossimo mondo, poiché il Nuovo Testamento ci dice che nessuno può viaggiare dal mondo successivo a questo mondo attuale. Perciò come si adatta questo al "Piano Divino"?
Ahimè, non lo so!
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Citazioni
-Vuoi davvero sapere da dove veniamo?”disse.”In ogni secolo, in ogni paese, loro ci chiamano in modo diverso. Dicono che siamo fantasmi, angeli, demoni, spiriti elementari, e darci un nome non aiuta nessuno.
-Un nome non ha mai cambiato ciò che è veramente una persona”.
(Brenna Yovanoff)
-"Vorrei davvero sapere che cosa ne pensi tu dei fantasmi (phantasmata): se esistono realmente, con forma ed essenza propria, o se non sono che vane apparenze generate dal nostro terrore.“
(Gaio Plinio Cecilio Secondo scrittore e senatore romano )
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Daphne Hall, di ritorno da un altro interessante viaggio, descrive i luoghi e racconta le sue impressioni
La Georgia ha un'ampia valle centrale con la catena del Caucaso perennemente innevata a nord, a pochi passi dalla Russia, più montagne a sud-est che consentono di vedere solo un tratto di costa lungo il Mar Nero.
Sono atterrata a Tbilisi, la capitale, che ha un centro antico piuttosto piccolo con chiese a cupola e strade strette ma, lungo il fiume, si apre a sembrare una graziosa città europea. La cattedrale si erge su una scogliera a strapiombo sulla città e la si può raggiungere con una funivia.
Mentre giravo per la città, ho visto parte dei noci e dei mandorli che crescono fitti e anche altri alberi da frutto. Deve essere un posto meraviglioso da visitare in primavera quando sono in fiore. Naturalmente, la valle del fiume mi si è mostrata attraverso una galleria di rami neri.
Tbilisi ha alcune interessanti sorgenti di zolfo caldo. Adoro la storia della sua fondazione.
Un giorno il re, Vakhtang Gorgasali, era fuori a caccia con il falco sul polso, vide un fagiano e lanciò il falco contro di lui ma, sebbene il falco fosse forte, non fu in grado di superare completamente l'uccello più pesante di lui e, nel conseguente trambusto, caddero entrambi nello stagno vicino e annegarono. Quando i corpi furono ripescati, furono entrambi trovati completamente cotti e così fu scoperta la presenza di quelle sorgenti calde. Il nuovo re decise di fondare la nuova capitale nelle vicinanze e la chiamò Tbilisi perché "tbili" in georgiano significa "caldo".
La città era molto calda mentre la percorrevo, ma faceva abbastanza freddo per la eve quando salii sulle montagne sebbene il cielo fosse costantemente blu. Mi sono diretta verso il monte Kasbeghi per visitare il monastero della Santissima Trinità. Ho avuto il vantaggio di salire su una macchina potente che mi ha portato su per la strada ripida e tortuosa ma, quando non si poteva andare oltre, ho dovuto percorrere a piedi una strada ancora più ripida e molto accidentata per raggiungere il mio obiettivo. Il monastero sembra arroccato su un pinnacolo sopra la valle. All'interno è buio con murales illuminati da candele tremolanti. Appare antico e molto santo. Due sacerdoti, che vivono lì permanentemente per vegliare sul posto, sono a disposizione per assicurarsi che tu faccia silenzio. Dopo aver sceso i ripidi gradini (senza corrimano!), fuori dalla chiesa ho negoziato per un'auto che mi portasse in modo sicuro lungo il sentiero, così ho potuto finalmente guardare dal finestrino giù nella valle e sentire davvero di aver fatto un pellegrinaggio.
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Mi sono trasferita poi in Armenia e mi sono ritrovata in un paese interamente ad alta quota. Persino Yerevan, la capitale, che si trova nel punto più basso, è più in alto della montagna più alta d'Inghilterra. Le montagne più vicine alla strada erano coperte di vegetazione marrone scuro autunnale e sembravano mostri addormentati che potevano svegliarsi in qualsiasi momento. È una strana sensazione salire fino a 6000 piedi o più e vedere campi arati piantati con cavoli, o aree erbose dove un uomo guarda alcune mucche e rendersi conto che i campi finiscono sul bordo affilato di un abisso che si tuffa nel fiume sottostante migliaia di piedi.
L'Armenia ha subito molte violenze, gli Armeni stanno ancora aspettando che i Turchi si assumano la responsabilità del terribile massacro del 1896 e il confine con la Turchia rimane chiuso. Il memoriale che commemora il massacro è incredibilmente impressionante.
Ho visitato la rete di grotte, probabilmente ampliata dagli abitanti, in cui è stata trovata la più antica scarpa di cuoio del mondo.Gli esperti la datano al 5000 a.C. e sperano che un'ulteriore esplorazione possa portare alla luce molti altri reperti ancora più interessanti.
Come in Georgia, ci sono molti affascinanti monasteri da visitare spesso in situazioni molto eccitanti. In uno di essi, un piccolo coro ha cantato per noi visitatori all'interno di una grotta, in un altro ho ricevuto una benedizione armena dal sacerdote incaricato. Là non mancano i sacerdoti, i seminari abbondano di giovani che vogliono iniziare la formazione.
Mentre viaggiavo verso Yerevan, costeggiavo il lagoSevan, il terzo lago più alto del mondo. la vista del lago mi ha assolutamente lasciata senza fiato per la sua acqua blu brillante, le montagne innevate alle spalle tutte luccicanti sotto il sole splendente.
Da Yerevan, in una giornata limpida, si gode una vista meravigliosa sul Monte Ararat, appena oltre il confine turco, e sul fratello minore Aragat, entrambi coperti di neve.L'architetto, che progettò la città, la progettò in modo che ogni edificio avesse finestre che guardavano verso l'Ararat.
Mi è piaciuto scrivere questo per te perché mi ha fatto richiamare alla mente alcune visioni di questa meravigliosa avventura.Quindi te lo mando con il mio amore.
mmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmm
Citazioni sul viaggio
- Viaggiare à vivere. (Hans Christian Andersen)
-È ben difficile, in geografia come in morale, capire il mondo senza uscire di casa (Voltaire)
-Il mondo è un libro e chi non viaggia ne legge solo una pagina. (Agostino di Ippona)
-Non potrai mai attraversare l'oceano se non hai il coraggio di perdere di vista la riva. (Cristoforo Colombo)
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Concorso “Alla scoperta dei piatti della nonna” bandito dalla Camera di Commercio Industria Ae Agricoltura di Ravenna
Lettera del Presidente alla classe II^ A di Fognano
Ravenna 22 maggio 1982
Nell'esprimere il più vivo ringraziamento e il più sentito apprezzamento per la partecipazione al Concorso provinciale "Alla scoperta dei piatti della nonna", che questa Camera ha promosso e realizzato nel 1980 d'intesa con il Provveditorato agli Studi di Ravenna, ho il piacere di comunicare che l'apposita Commissione, valutato il numero di ricette in rapporto al numero degli studenti delle singole scuole partecipanti, giusta quanto previsto dall' art. 16 del Regolamento, ha deciso che a codesta Scuola sia assegnato il previsto riconoscimento.
La prevista premiazione, consistente nella consegna di un targa di ceramica faentina e di un diploma di merito, avrà luogo in occasione della riunione pubblica già convocata presso la sede di questa camera (Ravenna- Viale L.C. Farini n.14) per le ore 15,30 di lunedì 7 giugno 1982, alla quale è invitata una rappresentanza di codesta Scuola.
Rallegrandomi per il riconoscimento ottenuto, porgo distinti saluti.
Avv. Walter Masotti
CAMERA DI COMMERCIO
INDUSTRIA ARTIGIANATO E AGRICOLTURA
RAVENNA Classe II^A
Scuola Elementare di Fognano
Il Presidente Ravenna, 8 giugno 1982
Ritenendo di fare cosa gradita, trasmetto copia del verbale relativo ai lavori della Commissione giudicatrice del Concorso scolastico “Alla scoperta dei piatti della nonna”, di cui ieri si è svolta la manifestazione conclusiva.
Riservandomi di inviare la documentazione fotografica, quando la medesima sarà a disposizione, ringrazio nuovamente per la partecipazione e porgo distinti saluti.
Avv. Walter Masotti
Classi II A e II B della Scuola Elementare di Fognano
Il lavoro, presentato dalle classi II^ A (Ins. Carla Ciani) e II^ B (Ins. Anna Carroli) della Scuola Elementare di Fognano, viene premiato per la sua compiutezza globale, che riflette una appassionata e intelligente ricerca non casuale e approssimativa, ma indirizzata volutamente alla scoperta di sapori e golosità che si potrebbe dire del tutto dimenticati.
Si può proprio cominciare con…”C’era una volta…” perché i piatti sono basati quasi tutti sulle erbe spontanee che si raccoglievano un tempo sulle colline attorno a Fognano.
La gente di campagna conosceva molto bene le virtù delle piante, il momento propizio per raccoglierle e anche i bambini si abituavano ben presto alla scelta e all’amore della natura generosa, di cui oggi si ha troppo poco rispetto.
Ecco quindi la salvia, l’ortica, i rosolacci, il sambuco, gli strigoli, la cicerchia, la rucola e altre piante, tutte manipolate in modo semplice, con rapidi tempi di cottura, con grande vantaggio del borsellino.
L’ampia ricerca è il risultato di un lavoro collettivo che ha impegnato non solo gli alunni, ma anche la guida ben programmata, non vagamente sperimentale, delle insegnanti.
La cornice è il Parco della Rimembranza in cui è avvenuta l’osservazione diretta dell’ambiente e quindi la conoscenza delle varietà e proprietà delle piante, che ha richiesto una collaborazione interdisciplinare molto lodevole, sia perché i ragazzi hanno espresso un simpatico pensierino poetico sulle piante, sia perché le ricette sono spesso accompagnate dalle illustrazione dei fiori su fondo nero, alcune delle quali sono notevoli per il colore, la precisione e la semplicità; inoltre, quando è stato possibile, la ricetta è completata da una nota storica e folcloristica di sapore proprio da…”c’era una volta”. Provate dunque la “frittata di menta” e lo “stufato di Caterina), se vi capita di raccogliere in campagna, all’alba, quando ancora c’è la “guazza”, cioè la rugiada, i teneri strigoli, buoni per tanti piatti.
A questi ragazzi della II^ A e II^ B e alle loro insegnanti un grazie sincero per le “golosità” gastronomiche, le notizie storiche molto precise e linguistiche, per quel che di casareccio ci hanno regalato con tanta semplicità di mezzi.
L’omogeneità e la ricchezza di ricette tutte sullo stesso filo conduttore, l’articolazione del lavoro, le illustrazioni richiedono un giusto riconoscimento per la qualità, la quantità e per quel recupero nostalgico di un mondo che non vorremmo dimenticare del tutto e che è bene sia conosciuto dai giovani.
LA COMMISSIONE GIUDICATRICE
Giuliano Guandalini
Cesaretta Del Fiume
Prof.Umberto Foschi
Gino Gardini
Dott.Mario Lapucci
Mario Lombardi
Prof.ssa Venere Pratella
(Le ricette e le notizie storiche raccolte dai bambini sono state pubblicate nel libro "I piatti della Nonna")
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AFORISMI
-Se la vista di cieli azzurri ti riempie di gioia, se un filo d’erba cresciuto in un prato ti commuove, se le cose semplici della natura hanno un messaggio che riesci a capire, rallegrati, perché la tua anima è viva.
(Eleonora Duse)
-Nel momento in cui finalmente diamo attenzione a ogni cosa, anche un filo d’erba può diventare un misterioso, fantastico, indescrivibile magnifico mondo a sé.
(Henry Miller)
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Elsa era una persona speciale ( Un accorato e commovente ricordo che Maria Novella Naldoni dedica alla sua mamma )
Ho una gran voglia di parlare della mia mamma e voglio ricominciare partendo da dove l'ho lasciata, in Chiesa. L’'ultima mia frase è stata: “Mamma staremo sempre insieme e ti amo”.
Ti amo mamma perché eri una persona speciale, tutti quelli che ti hanno conosciuto lo sanno, tanti me lo hanno ripetuto in questi giorni tristi in cui ho dovuto lasciarti partire, ma il ricordo di tutti i momenti passati insieme mi ha sollevato dal grande dolore.
Elsa era speciale, anche il suo nome era speciale, esattamente come lei, un nome elegante, luminoso, un nome che lasciava intravedere la sua bellezza. Il poeta, suo compaesano, Pino Bartoli, l’aveva descritta con questi versi: “Una cascata di capelli neri incorniciano un volto di rara bellezza”.
Era bella da ragazza come era bella nell'età matura, a me piaceva tanto perché era naturale, la sua bellezza era spontanea, non aveva bisogno di trucco, di gioielli o di parrucchiere. Era bella anche se non cercava di ostentarlo, la sua bellezza si manifestava da sola, con il sorriso che aveva sempre sulle labbra. Era sempre accogliente e disponibile nei confronti di tutti. Dopo essere andata in pensione ha continuato a seguire la sua vocazione di infermiera nell' accudire gli ammalati e gli anziani. Era speciale anche in questo, infondeva loro serenità e dava sollievo pure nelle situazioni più difficili. Questo mi rende felice ed orgogliosa.
La mia mamma è stata un vulcano di idee, nella sua vita non ha mai voluto dedicarsi al riposo, trovava sempre una cosa in più da fare. Ho in mente un elenco infinito di attività e di idee che sempre ha rinnovato e sempre messo in atto: per esempio l’apicoltura. Dopo una stagione di lavoro dietro alle arnie delle api, andavamo il venerdì sera, divertite e soddisfatte, a vendere il miele di acacia e di erba medica al mercatino di Brisighella. E l’allevamento dei bachi da seta? Un giorno arrivò per posta una busta contenente un foglio con tanti piccoli puntini neri: erano le uova dei bachi da seta che, non so come, era riuscita a rintracciare (a quei tempi non c'erano internet e i mezzi di adesso) e a farsele spedire da non so quale parte del mondo. Nel giro di poco tempo quei puntini si erano trasformati. Distesi e distribuiti sopra delle assi di legno, occupavano completamente 2 stanze della casa di campagna. Ricordo quei candidi, morbidi e voraci bachi che si nutrivano a tutto spiano delle foglie di gelso che lei gli procurava in quantità. E poi i bozzoli, grandi, belli e poi la seta! Non mi darò pace finché non avrò ritrovato negli armadi la maglia che lei stessa aveva confezionato per me con il filo di seta che aveva dipanato e filato. E poi ancora la coltivazione della terra. Quanto spirito di iniziativa aveva quando ha messo a coltura il suo campo, prima con piante di kiwi, sostituite poi dai cachi che però davano poca resa, quindi da alberi di noci che però erano troppo lenti a crescere, quindi dagli ulivi …Quelli invece le erano piaciuti, perché le davano un frutto " fruttuoso” l’olio di Brisighella, che lei otteneva raccogliendo da se' le sue olive. Nella sua terra aveva messo a dimora tutti i tipi di albero da frutta e da fiore, infatti la casa è tutta ornata da piante: glicine, mimosa, oleandro rosa, menta, rosmarino, ciliegi, viti, noci, noccioli, albicocchi, susini, nespoli, e poi pini lauri, cedri! E poi c’era la cura dell'orto. Ogni anno andavamo da Bulzaga a scegliere insieme cosa mi sarebbe piaciuto avere di ortaggi freschi nel nostro orto. Io la vivevo nel nord e ogni volta che arrivavo a casa, mi faceva trovare sulla tavola le mie verdure e la frutta preferite appena raccolte.
Era unica anche nell’allevamento delle sue due galline che ogni mattina le regalavano l'uovo fresco. Ho un ricordo recente e divertente di quando una gallina aveva improvvisamente smesso di mangiare e fare l'uovo. Lei me l'aveva portata in casa, in cucina, perché la visitassi! A proposito di animali, aveva anche due oche, due tartarughe e poi, nel tempo, vari cani, gatti, canarini, pesci, perfino un cavallo. Nonostante il grande impegno fisico ed economico che comportava, nei lontani anni 70-80 lei mi aveva comprato il cavallo. Devo proprio dire che oltre a tutto il resto era anche avanti e moderna ed intelligente. Aveva la passione per il recupero ed il restauro dei mobili e degli oggetti antichi e la pittura e la scultura. Aveva fatto la scuola d'arte a Faenza, le piaceva dipingere e creare oggetti in ceramica, già quando io ero bambina mi aveva fatto il mio primo ritratto. Ricordo quanto mi pesava stare ferma lì in posa per il dipinto e quanto invece adesso sono felice di avere quel quadro, insieme a tutte le altre sue opere che mi ricordano lei.
E poi la sua casa...così bella... il suo regno! Lei l 'aveva scoperta, comprata, ristrutturata, ricreata e l'aveva resa “la casa più bella di Fognano” …così' diceva sempre Don Stefano quando veniva a dare la Benedizione di Pasqua. Nella sua casa era felice ed è stata felice quando ha potuto rientrarvi dall’ospedale per i suoi ultimi giorni e ha potuto finalmente ritrovare la gioia delle “feste” e dell'accoglienza del nostro cagnolino Sole.
Mamma, mi resta il ricordo di tutti i momenti passati insieme e della sensazione che avevo quando ti abbracciavo o ti baciavo, mi resta la memoria precisa del tuo affetto, del tuo profumo, del tuo sorriso.
Grazie di tutto mamma, non mi stancherò mai di ripeterti che ti amo e di ricordarti, e ricordarmi, che staremo sempre insieme!
Con amore,
la tua amata Manolita.
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Aforismi
-Cara mamma, avevi il sorriso negli occhi e mi aprivi le ali ogni volta che cadevo.
(Fragmentarius)
-Mi manchi tanto mamma. Ho perso il piacere della tua compagnia, la gratuità del tuo affetto, la serenità dei tuoi giudizi, ho perso la tua quiete e la tua comprensione.
(Anonimo)
- Coloro che amiamo e che abbiamo perduto non sono più dove erano ma sono ovunque noi siamo.
(Sant’Agostino)
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